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Nino un leoncino scontroso

L’importanza delle fiabe da un punto di vista psicoanalitico

Le fiabe vengono descritte da Freud come la via regia per l’inconscio dei bambini, alla stregua dei sogni letti in chiave psicoanalitica nelle terapie degli adulti.
Bettelheim sostiene che la fiaba rappresenti in forma fantastica il processo dello sviluppo umano, rendendolo affascinante ai bambini e stimolando fantasia ed immaginazione che consentono di soddisfare i bisogni infantili su un piano diverso da quello reale e razionale. La struttura delle fiabe è particolarmente intelligibile in base alle capacità di comprensione e alle preoccupazioni emotive dei bambini. All’interno di questi racconti i dilemmi esistenziali vengono espressi in modo chiaro e conciso e le situazioni sono semplificate. Tutto questo permette al bambino di capire il problema nella sua forma più essenziale .Bettelheim sostiene che non sia possibile sapere quale fiaba possa essere più importante per un bambino, sarà egli stesso a determinarlo ed a rivelarlo attraverso la forza emotiva con cui reagisce a ciò che un racconto evoca nella sua mente conscia ed inconscia. In questo senso se il bambino si interessa ad una particolare fiaba è perché un particolare tema o problema, “sono riusciti a risvegliare in lui una reazione significativa in quel particolare momento della sua vita”.“La fiaba inizia nel punto in cui il bambino si trova in quel particolare periodo della sua vita e in cui, senza l’aiuto della storia, rimarrebbe bloccato.”
Bettelheim sostiene che la capacità terapeutica della fiaba derivi dal fatto che essa non descrive il mondo reale e non si prefigge di consigliare l’ascoltatore nella soluzione dei suoi problemi, ma lo spinge a trovare “le sue proprie soluzioni meditando su quanto la storia sembra implicare nei suoi riguardi e circa i suoi conflitti interiori in quel momento della sua vita“.

 

Introduzione al “Nino: leoncino scontroso”

Questa fiaba nello specifico affronta il tema dell’aggressività, della rabbia, della difficoltà per i bambini (ma anche adulti) di riconoscere, comprendere, elaborare e controllare emozioni intense e prorompenti, soprattutto se a valenza negativa.
Nella mia pratica clinica ho incontrato molti bambini, ma non solo, con gravi difficoltà nel gestire le emozioni e nello specifico nel controllare la propria rabbia/aggressività. Emozioni intense che spesso i bambini non capiscono e tendono a reprimere, per paura di essere “cattivi”, ma che alla fine, se troppo coartate, finiscono per esplodere e diventare dirompenti tanto da divenire di difficile gestione anche per gli adulti, genitori o insegnanti, che hanno a che fare con bambini arrabbiati, aggressivi e incontenibili dal punto di vista comportamentale.
Questa fiaba non ha lo scopo, né la pretesa, di risolvere le problematiche di un bambino con la propria rabbia o con le proprie emozioni intense e ingestibili, ma vuole essere uno spunto di riflessione per bambini e adulti, un punto di partenza per dialogare e comunicare emotivamente e sulle emozioni.

Nino: un leoncino scontroso

Nino era un leoncino piccolino, aveva un manto folto e lucente ed era infinitamente bello. Il suo aspetto piacevole si contrapponeva ad un carattere duro e chiuso che lo aveva portato nel tempo ad isolarsi da tutti i suoi amici e dalla famiglia.

Ormai da tempo infatti Nino viveva in una parte del bosco lontana e desolata, ricca di pericoli e di rumori sinistri ed impervia, tanto che nessuno vi si addentrava mai se non per errore.

Nino era ormai abituato a vivere completamente da solo, senza amici né conoscenti, lontano da tutto e da tutti, pensava che quella fosse l’unica soluzione per poter vivere in pace, senza che gli altri potessero rovinargli la vita. Una vita che lui riteneva pacifica e tranquilla.

Un giorno, mentre si stava rilassando al sole sulla riva di un ruscello, sentì una voce: “hei tu! Mi sai dire che posto è questo?!” , Nino sobbalzò, non abituato a sentire alcuna voce da lungo tempo, si guardò in giro incredulo e non vide nessuno. Pensò di essere stato ingannato da un sogno, ma poco dopo sentì nuovamente quella flebile vocina: “hei, tu! Allora, mi sai dire in che posto sono capitato?”, a quel punto Nino rivolse il suo sguardo nell’unico punto dove non aveva guardato: nell’acqua limpida e trasparente del ruscello, e scorse fare capolino un piccolo pesciolino tutto rosso e lucente. Fu molto sorpreso di vedere un altro essere vivente, ma nello stesso tempo irritato dalla presenza di questo esserino nel suo spazio. Non abituato a relazionarsi con altri animali ormai da tempo immemore, rispose in modo scorbutico, dicendo al piccolo pesce di lasciarlo in pace di andarsene che lì non era affatto gradito.

Il piccolo pesciolino, dal canto suo, intimorito da quel leoncino scorbutico, ma anche spaventato per aver smarrito la strada di casa e la sua famiglia, superò le sue paure e con estremo coraggio chiese nuovamente a Nino:“scusa leoncino se son capitato qui ad infastidirti, ma non so proprio come ci sono capitato e vorrei tanto tornare a casa dalla mia famiglia che sarà in pensiero per me…” , aggiunse poi un po’ ingenuamente: “ma tu abiti qui tutto solo? Come fai a stare sempre da solo? Non ti mancano la tua famiglia e i tuoi amici?”.

Il leoncino, inizialmente molto arrabbiato per l’invadenza e la sfrontatezza del piccolo animaletto, fu colto impreparato dalla domanda del pesciolino, domanda che lui non si era mai posto…non si ricordava nemmeno più di quando abitava con la famiglia e gli amici, un giorno era semplicemente scappato da tutto e da tutti perché non li sopportava più e ora viveva in solitudine da talmente tanto tempo che non riusciva nemmeno più ad immaginare come si poteva stare insieme ad altri, lui pensava di stare bene così, da solo, senza nessuno che lo infastidisse.

Ovviamente non mise in parola le sue riflessioni, e al piccolo pesciolino rispose solo di farsi i fatti suoi, era anche tentato di andarsene lontano da lui e lasciarlo da solo a ritrovare la strada di casa, ma seppur lo volesse, ci fu qualcosa che lo bloccò dall’andarsene. Dentro di lui sentiva una forza potente e misteriosa che non gli permetteva di scappare e che gli imponeva di ascoltare quel piccolo pesciolino rosso smarrito.

Dal basso del ruscello la voce del piccolo pescetto incalzava: “non può essere vero che stai così bene da solo, chi mai vorrebbe stare tutta la vita in solitudine? Io sono angosciatissimo dall’essermi perso e la paura di non trovare più la strada di casa mi fa stare veramente male…chissà cosa deve esserti successo di così brutto per desiderare di stare lontano da tutti…”.

Il piccolo Nic non si rese nemmeno conto, nella sua ingenuità, della potenza delle parole che stava pronunciando. Nino, avrebbe voluto non ascoltarlo, ma non ce la faceva e più il pesciolino parlava, più i suoi pensieri tornavano alla sua famiglia, ai momenti felici trascorsi con loro e con gli amici, alle coccole della mamma e agli scherzi con i fratellini…sempre meno riusciva a capire cosa lo aveva portato a desiderare di vivere tutto solo, lontano da tutti.

Non ricevendo alcuna risposta, Nic incalzava: “sai anche io qualche volta ho sentito il desidero di stare un po’ da solo, a volte i miei fratello mi fanno arrabbiare e non li sopporto proprio, però basta che ne parlo con loro o con mamma e papà, che condivida con loro ciò per cui mi sono arrabbiato che mi sento già meglio e tutto passa…!”.

Sentendo quelle parole Nino non ce la fece più ed urlò con quanto fiato aveva in corpo: “cosa vuoi sapere tu, piccolo pesce impertinente! Vattene e lasciami stare! Non farti mai più vedere da queste parti o ti assicuro che ti mangerò in un sol boccone!” . Pronunciate quelle parole Nino scappò via nel profondo del bosco, più veloce e più lontano che potè dal piccolo Nic.

Quella stessa sera, dopo una lauta cena, a pancia piena Nino si addormentò alle radici di una grossa quercia. Nino non sapeva che il grosso albero sotto cui si era appisolato era fatato e nella notte la grossa quercia saggia apparve in sogno al piccolo leoncino, cercò di far riemergere nel sonno i ricordi di quando era felice e coccolato dalla sua famiglia e giocava con i suoi amici. Poi di improvviso a Nino apparve l’immagine della giornata del suo ultimo compleanno a casa quando lui era tutto eccitato all’idea di cosa gli avrebbero regalato amici e parenti e invece fu incredibilmente deluso dal fatto che nessuno si fosse nemmeno ricordato di fargli gli auguri. La grossa quercia incantata disse al leoncino nel sogno: “Caro Nino, ti ricordi di come ci sei rimasto male quando anche la tua mamma, il tuo papà e tutti quelli a cui tu volevi più bene si sono dimenticati del tuo compleanno? Ti ricordi che eri così arrabbiato che sei fuggito in questo bosco desolato perché non volevi più vedere nessuno e pensavi che nessuno ci tenesse più a te? Guarda che cosa è successo veramente quando te ne sei andato…”. In sogno a Nino apparve la scena di tutta la sua famiglia in lacrime e preoccupata perché il suo fratellino Vinni si era fatto male, lo avevano portato al Pronto Soccorso ed erano rimasti con lui tutta la giornata del suo compleanno, per questo non gli avevano fatto gli auguri. Ma quando poi, stanchi dalla giornata in ospedale, ma felici perché Vinni stava meglio e potevano finalmente festeggiare il compleanno di Nino, sono tornati a casa, Nino era sparito! Famiglia, fratelli e amici si preoccuparono moltissimi per la sua scomparsa. Organizzarono squadre di soccorso per andarlo a cercare, piansero per giorni e settimane e mesi…sperando prima o poi di ritrovarlo…

Nino si svegliò d’improvviso, incredulo per il sogno che aveva appena fatto, convinto però che fosse solo un sogno. Allora la grande quercia saggia gli disse: “vedi Nino, c’era una spiegazione se la tua famiglia e i tuoi amici si erano dimenticati del tuo compleanno, avevi ragione ad essere arrabbiato, ma se avessi atteso il loro rientro a casa e gli avessi detto quello che provavi, adesso non saresti così solo. Avresti avuto modo di sapere come mai erano andate così le cose e la tua rabbia sarebbe svanita in un sol momento rendendoti conto di quanto bene ti volevano tutti, che aspettavano solo il momento migliore per festeggiarti…”

Sentendo quelle parole Nino scoppiò a piangere, un pianto profondo e interminabile, si sentiva così male per aver lasciato la sua famiglia e tutti i suoi amici per una cosa così banale e poco importante, per aver creduto che veramente potevano non volergli bene…era disperato.

La grande quercia allora lo consolò e lo esortò a non perdere altro tempo, a correre al villaggio dalla sua famiglia per poterli finalmente riabbracciare. Nino ringraziò calorosamente la quercia e si mise a correre a più non posso per raggiungere la sua casa. Attraversò ruscelli, montagne, colline e boschi, ma alla fine riuscì ad arrivare dalla sua famiglia che lo accolse calorosamente. Nino raccontò a mamma e papà quello che era successo il giorno del suo compleanno e come si era sentito e come aveva preso la decisione di andarsene e loro lo abbracciarono e gli raccomandarono in futuro di parlare con loro di quello che sentiva e che provava perché lo avrebbero sempre aiutato a risolvere qualsiasi problema e avrebbero fatto di tutto per farlo sentire meglio.

Tutto il villaggio organizzò una grande festa in onore del bel leoncino Nino e tutti lo accolsero facendogli un dono per fargli capire quanto gli volevano bene e quanto era importante per loro. Nino fu felicissimo di quella bella accoglienza e aveva finalmente capito l’importanza di condividere quello che sentiva e provava con le persone a cui voleva bene.