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Rabbia e aggressività nei bambini

Sempre più spesso arrivano nel mio studio genitori in crisi che si trovano ad affrontare figli incontenibili: bambini che mettono in atto comportamenti incontrollabili, crisi di rabbia, gesti inconsulti, insegnanti che si lamentano per le azioni ingestibili degli alunni.
Il tema dell’aggressività e dell’acting out è un tema comune a molte famiglie con figli.
Spesso e volentieri la rabbia e l’aggressività sono l’espressione evidente di un disagio che il bambino manifesta in modo eclatante perché probabilmente, quando ha cercato di comunicarlo in modo più velato, i genitori non l’hanno visto o compreso.Una coppia di genitori si sono presentati nel mio studio chiedendomi aiuto per le profonde problematiche comportamentali del figlio. Mi descrivono un bambino difficile, diventato ingestibile con l’ingresso a scuola. Le maestre hanno sollecitato una visita dallo psicologo perché anche a loro risultava insostenibile e incontrollabile il comportamento del bambino in classe.
Parallelamente all’aggressività, Livio mi viene descritto come un bambino con grosse difficoltà anche nella fase dell’addormentamento. Organizza diversi rituali, vuole dormire con una copertina che si tiene con sé fin dalla nascita e ha dei rituali ossessivi che riguardano l’igiene, spesso va in bagno per controllare di non essersi bagnato le mutandine. I genitori non riescono in alcun modo a fornire una spiegazione a tali comportamenti.
I colloqui si susseguono per cercare di capire le tappe di sviluppo del bambino ed emerge subito un tema importante: quando Livio era appena nato, la madre si era dovuta assentare per diverso tempo per stare con il fratello maggiore in ospedale, a causa di una malattia importante incorsa nel secondo anno di vita.
Il bambino era rimasto a casa con il padre, la madre, una volta rincasata con il fratello maggiore, non riusciva nemmeno a prenderlo in braccio, aveva paura di far ingelosire il grande e il piccolo Livio poteva trovare conforto solo nelle braccia paterne.

 

Quando ho cercato di far emergere una certa consapevolezza nei genitori relativamente a come il piccolo Livio si poteva essere sentito, appena nato, lontano dalla propria mamma, senza il calore del suo abbraccio, la madre ha ribattuto che secondo lei era troppo piccolo per potersene essere accorto.
Il mio tentativo di avvicinare la mamma agli intensi vissuti emotivi del piccolo Livio è stato bloccato immediatamente attraverso una profonda negazione della problematica.
Solo un intenso lavoro sui sensi di colpa, che non permettevano alla madre di avvicinarsi emotivamente al figlio, ha permesso di far emergere un minimo di consapevolezza nella coppia.

Bisogna ricordarsi che affliggersi di sensi di colpa per non essere stato un buon genitore per il proprio figlio non è di alcuna utilità, è importante riconoscere la propria responsabilità di genitore e cercare di mantenere l’attenzione e la concentrazione sul figlio, capirlo, comprenderlo e accoglierlo con le sue difficoltà, cercando di porsi in un ottica positiva nei confronti di un futuro che ancora può essere migliorato. Rimuginare su un passato non modificabile non ha senso.

Così a poco a poco, la coppia ha iniziato ad avvicinarsi emotivamente e affettivamente al proprio bambino, ciò ha permesso di vederlo con uno sguardo diverso, di accoglierlo affettivamente con i suoi disagi e di rassicurarlo nelle sue insicurezze relazionali.
La mamma è riuscita a comprendere come Livio si possa essere sentito solo e non riconosciuto senza di lei alla nascita, ha compreso come ciò possa averlo reso fragile, arrabbiato per la mancata soddisfazione dei suoi bisogni di accudimento. Questa fragilità e insicurezza si è riversata poi in un bisogno di controllo (sintomi ossessivi) e in una rabbia che non riusciva più ad essere controllata e diventava così esplosiva, dentro e fuori casa, per la mancanza di un contenitore che il piccolo aveva sperimentato nei primi momenti della sua vita (la mancanza dell’abbraccio consolatorio della madre).
Solo grazie a questa nuova consapevolezza e alla capacità di questi genitori di mettersi in discussione e di volgere il loro sguardo emotivo verso il proprio figlio ha dato la possibilità a Livio di sentirsi riconosciuto, accudito ed emotivamente accolto e contenuto. Il bimbo gradualmente non ha più avuto bisogno di mantenere un controllo ossessivo sul mondo e di esprimere le proprie difficoltà attraverso un’aggressività incontrollabile.

In casi come questi è importante lavorare con la coppia genitoriale aiutandola a comprendere il disagio del figlio per cercare di guardare oltre il sintomo, irritante e incontrollabile, dell’aggressività perché bisogna arrivare a capire il messaggio che il piccolo veicola attraverso l’acting out. Tutto ciò per aiutare i genitori a vedere il proprio figlio con occhi nuovi e con uno sguardo emotivo ed affettivo che li renda capaci di identificarsi con lui e con il suo disagio.