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Adolescenti in crisi

La fase dell’adolescenza si è ormai molto allargata. I bambini diventano adolescenti molto precocemente (verso i 13 anni) e faticano ad uscire da questa fase perché faticano sempre più a rispondere alle domande fondamentali che sentono crescere dentro di loro con modalità sempre più impellente: Chi sono? Cosa faccio? Dove sto andando?La fase adolescenziale è di per sé una fase critica, di messa in discussione delle certezze infantili: il non più bambino si rivolge verso l’esterno della famiglia, il gruppo di amici e i modelli di riferimento diventano esterni alla famiglia. Per fare questo però è costretto ad attraversare un doloroso lutto, il lutto di non essere più quel bambino amato e protetto dai propri genitori e il lutto di dover investire libidicamente non più verso mamma e papà, ma verso l’esterno della famiglia.
Come ben si può comprendere questo non solo è doloroso, ma è anche faticoso e “pericoloso”; mentre il bambino sa che riceverà sicuramente gratificazione e amore dai suoi genitori, grazie alla relazione sicura che si è instaurata nelle prime fasi infantili di vita, quando è costretto a rivolgersi all’esterno della famiglia per ricevere un riconoscimento sociale, questo non è per nulla dato per scontato. è così che l’adolescente inizierà a vivere fallimenti e frustrazioni, che spesso non è stato abituato a vivere all’interno delle mura domestiche.
L’adolescente si confronta con un mondo che non è sempre pronto ad esaltarlo e gratificarlo come hanno fatto precedentemente i genitori, anzi è pronto a far emergere le sue difficoltà e i suoi errori. Spesso per la prima volta gli adolescenti si trovano a vivere in un mondo che ora non è più pronto ad applaudire ai suoi successi, ma è pronto a fargli vedere cosa non va.Proprio in questa fase di vita, il compito di sviluppo principale è quello della costruzione della propria identità. Il ragazzo ha bisogno di essere riconosciuto e rispecchiato narcisisticamente per comprendere chi è lui e dove sta andando.
Per fare questo l’adolescente si deve separare ed individuare, deve separarsi dalla propria famiglia e dai suoi valori e regole per crearne di propri. Per questo in questa fase spesso i genitori si trovano di fronte un figlio che non riconoscono più: lo stesso figlio che fino ad allora era stato calmo, tranquillo e magari anche accondiscendente ed amorevole, è diventato ora un ribelle, sempre pronto a scontarsi con i genitori e a creare scompiglio negli equilibri familiari.

L’adolescente è cresciuto sia fisicamente che cognitivamente: ha un corpo che sta diventando adulto, sente impulsi sessuali ed emozioni intense e dirompenti, ha acquisito capacità di pensiero che lo portano a ragionare con la sua testa, a pensare per la prima volta al proprio futuro.
Tutti questi cambiamenti, però, lo portano a sentirsi diverso, non più quel bambino che loro avevano imparato a conoscere bene, vengono a mancare le certezze e gli equilibri infantili. Il dubbio e l’incertezza su chi si è realmente, iniziano a rendere la vita dell’adolescente incerta e priva di equilibrio.
L’adolescente ha bisogno di passare attraverso a questa crisi evolutiva per capire e definire chi è e cosa vuole, chi vuole diventare da grande. La stessa crisi evolutiva la deve attraversare anche la famiglia dell’adolescente, che, suo malgrado, si trova a doversi modificare e riassestare su nuovi equilibri e nuove dinamiche. Spesso la crisi dell’adolescente coincide anche con la crisi dei genitori, quei genitori che avevano passato gran parte del loro tempo ad occuparsi del loro bambino e ora si trovano a dover fare i conti anche loro con il lutto di un bambino che non c’è più, che si sta separando da loro e ha bisogno che loro glielo permettano.
I genitori sentono di perdere il controllo su quel figlio, su cui tanto hanno investito e che invece ora fanno persino fatica a riconoscere. Si inizia a scorgere la crisi “del nido vuoto”...quella mamma e quel papà che per tanto tempo si sono occupati del loro pargoletto, che cosa faranno ora? Chi sono, se non possono più spendere la maggioranza del loro tempo accudendo i loro figli, che sembrano non averne più bisogno? I genitori devono essere in grado di ritrovare la loro identità di persone, al di là del ruolo genitoriale, devono riappropriarsi della coppia, che per tanto tempo era passata in secondo piano…devono permettere al figlio di sperimentare il mondo e se stesso, ma devono anche essere pronti ad essere presenti nel momento in cui il figlio adolescente richiederà ancora la loro presenza protettiva. Devono essere pronti a lasciarlo andare, ma anche a riprenderlo quando ne sentirà la necessità.

L’adolescente, dal canto suo, deve passare attraverso emozioni intense: amore verso persone che non lo ricambiano, fallimenti amicali, difficoltà con i professori che non mostrano alcuna comprensione…delusioni, fatiche, fallimenti…c’è un bisogno di essere riconosciuti, che qualcuno rifletta loro, come aveva fatto la loro mamma da piccoli, chi sono. Si sentono spersi e soli in un mondo che ora sembra non capirli più…si sentono diversi e unici e perennemente incompresi. Sentono il bisogno di isolarsi, di chiudersi in camera e stordirsi con la musica…sentono confusione ed emozioni intense e non sanno che farsene…

Spesso questa è solo una fase di passaggio, una normale crisi evolutiva che si risolve con il solo passare del tempo, attraverso la sperimentazione di sé e la costruzione di una nuova identità che li porterà all’ingresso del mondo adulto. Questa crisi evolutiva può essere aiutata e supportata con il semplice lavoro di terapia breve di individuazione che aiuta l’adolescente e riconoscersi e comprendersi, facendo luce nella nebbia e nella confusione interna del ragazzo e aiutando la famiglia a riconoscerlo con i suoi cambiamenti e i suoi moti di ribellione. Aiutando la ripresa della comunicazione tra adolescente e genitori.

Talvolta, invece, questa si traduce in una crisi importante da cui l’adolescente da solo non riesce ad uscire. Il normale processo di separazione/individuazione risulta bloccato e l’adolescente rimane intrappolato nella crisi e da solo non riesce ad uscirne.
Per questo motivo, nelle consultazioni degli adolescenti risulta fondamentale comprendere l’entità delle difficoltà e del disagio affrontato dall’adolescente e dalla sua famiglia, per capire se si tratta solo di una normale crisi evolutiva che il tempo o un breve intervento di chiarificazione porterà alla attesa risoluzione, o se, invece, ci si trovi di fronte ad un blocco del normale processo evolutivo che potrebbe portare a problematiche serie in futuro. In questo secondo caso risulta fondamentale un percorso psicoterapeutico di più lunga durata che aiuti adolescente e famiglia ad uscire dall’empasse evolutiva e traghetti il ragazzo, senza alcuna ripercussione nel futuro, verso l’ingresso nell’età adulta.

La fase dell’adolescenza si è ormai molto allargata. I bambini diventano adolescenti molto precocemente (verso i 13 anni) e faticano ad uscire da questa fase perché faticano sempre più a rispondere alle domande fondamentali che sentono crescere dentro di loro con modalità sempre più impellente: Chi sono? Cosa faccio? Dove sto andando?La fase adolescenziale è di per sé una fase critica, di messa in discussione delle certezze infantili: il non più bambino si rivolge verso l’esterno della famiglia, il gruppo di amici e i modelli di riferimento diventano esterni alla famiglia. Per fare questo però è costretto ad attraversare un doloroso lutto, il lutto di non essere più quel bambino amato e protetto dai propri genitori e il lutto di dover investire libidicamente non più verso mamma e papà, ma verso l’esterno della famiglia.
Come ben si può comprendere questo non solo è doloroso, ma è anche faticoso e “pericoloso”; mentre il bambino sa che riceverà sicuramente gratificazione e amore dai suoi genitori, grazie alla relazione sicura che si è instaurata nelle prime fasi infantili di vita, quando è costretto a rivolgersi all’esterno della famiglia per ricevere un riconoscimento sociale, questo non è per nulla dato per scontato. è così che l’adolescente inizierà a vivere fallimenti e frustrazioni, che spesso non è stato abituato a vivere all’interno delle mura domestiche.
L’adolescente si confronta con un mondo che non è sempre pronto ad esaltarlo e gratificarlo come hanno fatto precedentemente i genitori, anzi è pronto a far emergere le sue difficoltà e i suoi errori. Spesso per la prima volta gli adolescenti si trovano a vivere in un mondo che ora non è più pronto ad applaudire ai suoi successi, ma è pronto a fargli vedere cosa non va.Proprio in questa fase di vita, il compito di sviluppo principale è quello della costruzione della propria identità. Il ragazzo ha bisogno di essere riconosciuto e rispecchiato narcisisticamente per comprendere chi è lui e dove sta andando.
Per fare questo l’adolescente si deve separare ed individuare, deve separarsi dalla propria famiglia e dai suoi valori e regole per crearne di propri. Per questo in questa fase spesso i genitori si trovano di fronte un figlio che non riconoscono più: lo stesso figlio che fino ad allora era stato calmo, tranquillo e magari anche accondiscendente ed amorevole, è diventato ora un ribelle, sempre pronto a scontarsi con i genitori e a creare scompiglio negli equilibri familiari.

L’adolescente è cresciuto sia fisicamente che cognitivamente: ha un corpo che sta diventando adulto, sente impulsi sessuali ed emozioni intense e dirompenti, ha acquisito capacità di pensiero che lo portano a ragionare con la sua testa, a pensare per la prima volta al proprio futuro.
Tutti questi cambiamenti, però, lo portano a sentirsi diverso, non più quel bambino che loro avevano imparato a conoscere bene, vengono a mancare le certezze e gli equilibri infantili. Il dubbio e l’incertezza su chi si è realmente, iniziano a rendere la vita dell’adolescente incerta e priva di equilibrio.
L’adolescente ha bisogno di passare attraverso a questa crisi evolutiva per capire e definire chi è e cosa vuole, chi vuole diventare da grande. La stessa crisi evolutiva la deve attraversare anche la famiglia dell’adolescente, che, suo malgrado, si trova a doversi modificare e riassestare su nuovi equilibri e nuove dinamiche. Spesso la crisi dell’adolescente coincide anche con la crisi dei genitori, quei genitori che avevano passato gran parte del loro tempo ad occuparsi del loro bambino e ora si trovano a dover fare i conti anche loro con il lutto di un bambino che non c’è più, che si sta separando da loro e ha bisogno che loro glielo permettano.
I genitori sentono di perdere il controllo su quel figlio, su cui tanto hanno investito e che invece ora fanno persino fatica a riconoscere. Si inizia a scorgere la crisi “del nido vuoto”...quella mamma e quel papà che per tanto tempo si sono occupati del loro pargoletto, che cosa faranno ora? Chi sono, se non possono più spendere la maggioranza del loro tempo accudendo i loro figli, che sembrano non averne più bisogno? I genitori devono essere in grado di ritrovare la loro identità di persone, al di là del ruolo genitoriale, devono riappropriarsi della coppia, che per tanto tempo era passata in secondo piano…devono permettere al figlio di sperimentare il mondo e se stesso, ma devono anche essere pronti ad essere presenti nel momento in cui il figlio adolescente richiederà ancora la loro presenza protettiva. Devono essere pronti a lasciarlo andare, ma anche a riprenderlo quando ne sentirà la necessità.

L’adolescente, dal canto suo, deve passare attraverso emozioni intense: amore verso persone che non lo ricambiano, fallimenti amicali, difficoltà con i professori che non mostrano alcuna comprensione…delusioni, fatiche, fallimenti…c’è un bisogno di essere riconosciuti, che qualcuno rifletta loro, come aveva fatto la loro mamma da piccoli, chi sono. Si sentono spersi e soli in un mondo che ora sembra non capirli più…si sentono diversi e unici e perennemente incompresi. Sentono il bisogno di isolarsi, di chiudersi in camera e stordirsi con la musica…sentono confusione ed emozioni intense e non sanno che farsene…

Spesso questa è solo una fase di passaggio, una normale crisi evolutiva che si risolve con il solo passare del tempo, attraverso la sperimentazione di sé e la costruzione di una nuova identità che li porterà all’ingresso del mondo adulto. Questa crisi evolutiva può essere aiutata e supportata con il semplice lavoro di terapia breve di individuazione che aiuta l’adolescente e riconoscersi e comprendersi, facendo luce nella nebbia e nella confusione interna del ragazzo e aiutando la famiglia a riconoscerlo con i suoi cambiamenti e i suoi moti di ribellione. Aiutando la ripresa della comunicazione tra adolescente e genitori.

Talvolta, invece, questa si traduce in una crisi importante da cui l’adolescente da solo non riesce ad uscire. Il normale processo di separazione/individuazione risulta bloccato e l’adolescente rimane intrappolato nella crisi e da solo non riesce ad uscirne.
Per questo motivo, nelle consultazioni degli adolescenti risulta fondamentale comprendere l’entità delle difficoltà e del disagio affrontato dall’adolescente e dalla sua famiglia, per capire se si tratta solo di una normale crisi evolutiva che il tempo o un breve intervento di chiarificazione porterà alla attesa risoluzione, o se, invece, ci si trovi di fronte ad un blocco del normale processo evolutivo che potrebbe portare a problematiche serie in futuro. In questo secondo caso risulta fondamentale un percorso psicoterapeutico di più lunga durata che aiuti adolescente e famiglia ad uscire dall’empasse evolutiva e traghetti il ragazzo, senza alcuna ripercussione nel futuro, verso l’ingresso nell’età adulta.