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La separazione vista dagli occhi dei bambini

La separazione è ormai un fenomeno in crescita nella società odierna. Spesso si sente parlare di coppie in crisi e figli che devono affrontare genitori legati da rapporti altamente conflittuali e accettare di avere due case e due famiglie.
Spesso arrivano nel mio studio genitori preoccupati per disagi dei figli che non riescono a comprendere: padri o madri che individualmente chiedono aiuto per i propri figli in crisi. E sempre più spesso durante il primo colloquio si scopre che i genitori sono separati. Quando tento di alimentare uno sguardo critico verso la situazione di separazione che può essere fonte di disagio per un figlio, la maggior parte delle volte mi trovo ad affrontare genitori increduli che sono fermamente convinti che i figli abbiano reagito bene alla separazione…non c’è stato nessun problema…
Se la separazione può essere diventata una soluzione “facile” e usuale per coppie in crisi che non riescono più a vivere una relazione di coppia sciupata e sbiadita che si tramuta col tempo in un vero e proprio calvario da cui vogliono solo scappare. I figli, a differenza di questi genitori che hanno maturato la propria decisione, subiscono la scelta del genitore e per loro non è “normale” non avere più mamma e papà insieme, uniti nel loro ruolo genitoriale.
I figli si trovano ad affrontare una situazione per loro molto difficile e spesso vengono a conoscenza della separazione solo a decisione già presa, quando ormai uno dei due genitori è uscito già di casa. Spesso, giustamente, i due genitori hanno fatto di tutto per tenere lontani i figli dai loro litigi, per “proteggerli” dalle tensioni familiari, ma questo atteggiamento porta con sé anche l’aspetto negativo di far piovere a ciel sereno la decisione inaspettata sul bambino. In tal caso è difficile per il figlio comprendere la motivazione di tale scelta e ciò provoca non pochi disagi.Nello specifico mi è capitato di incontrare una giovane mamma, carina, cordiale, che mi ha contattata a causa di sue preoccupazioni relative al comportamento aggressivo e scarsamente controllato del figlio di 6 anni a scuola. Fin dalla prima telefonata mi ha accennato al fatto di essere separata da circa un anno e di aver appreso che il padre del bambino stava costruendo una nuova famiglia. In particolare, mi chiedeva un consiglio su come affrontare la questione con il figlio, tenuto all’oscuro di tutto.
Lei, come tante mamme, mi ha riferito di una separazione assolutamente non problematica per il figlio, anzi secondo me era peggio per lui quando in casa litigavamo sempre.
Non collega in alcun modo l’aggressività espressa in ambito scolastico dal figlio alla situazione di separazione che, a suo parere, il bambino non ha avuto alcuna difficoltà ad accettare.Inizio a vedere il figlio, solo dopo aver conosciuto anche il padre ed aver approfondito anche il suo punto di vista sulla vicenda.
Marco è un bambino di sei anni, intelligente, sveglio e simpatico. Occupa lo spazio e il tempo di valutazione a giocare coinvolgendo mamma e papà. Si avverte nelle sue modalità di gioco un bisogno intenso di avere una figura paterna più attiva e partecipe. Si sente il desiderio di questo bambino di tenere legato a sé un padre che sente sfuggente e poco attivo nella relazione con lui.Dalla valutazione emerge il quadro di un bambino con grosse risorse, ma che, attualmente, sta vivendo una situazione di particolare confusione e rabbia, legate alla situazione di separazione. Sembra che si domandi: che fine ha fatto papà? Non mi vuole più bene? Perché non abita più con noi? Sembra che abbia bisogno di farmelo vedere perché io sia testimone del fatto che papà c’è, che per lui è importante…perché io lo possa aiutare a capire e comprendere ciò che è accaduto e sta accadendo nella sua famiglia.
Marco ha, di base, una difficoltà nella gestione dell’aggressività. Tende a coartare e reprimere la sua rabbia per paura di non fare“il bravo bambino” e di non essere all’altezza dell’ideale genitoriale. La rabbia e l’aggressività sono poco accettate, accolte e contenute dalle figure genitoriali che tendono loro stesse a reprimere e negare la propria rabbia.

 

Arriviamo a raccontare a Marco, in occasione di un incontro con lui e i due genitori, la situazione in cui si trova il padre: la presenza di una famiglia. Marco si mostra incuriosita da queste novità, fa domande al padre e vuole conoscere le nuove componenti della famiglia del padre. In nessun modo esprime alcuna emozione negativa nei confronti di questa notizia.
Così come aveva fatto per la separazione dei genitori, anche in questa occasione, non mostra alcun sentimento ostile o di rabbia, tiene tutto compresso dentro di sé. Mi domando quanto tempo potrà resistere senza esplodere.

Passato un breve periodo di vacanza in cui Marco ha trovato occasione di conoscere la nuova famiglia del padre, il bambino comincia ad aumentare i comportamenti aggressivi a scuola: picchia i compagni, si arrabbia per un nonnulla, è agitato e violento, poco capace di rispettare regole e norme. Penso che l’aggressività di Marco sta iniziando ad emergere.
La madre, appresa la situazione scolastica dall’insegnante del figlio, fatica a comprendere ed accettare il fatto che suo figlio abbia un comportamento così rabbioso e poco controllato; a poco a poco nemmeno lei riesce più a gestire gli agiti aggressivi del figlio che iniziano a presentarsi anche a casa, soprattutto dopo i fine settimana a casa del padre.

Inizio un percorso di supporto e sostegno con Marco una volta alla settimana. In occasione dei nostri incontri settimanali, Marco mette a soqquadro il mio studio, picchia pupazzi e cuscini, passa sedute intere a sfogare la propria tensione ed aggressività. Finalmente questo gli permette di trovare un contenitore per la sua rabbia, un luogo dove la sua aggressività viene accettata, compresa e contenuta. Questo gli permette di affrontare la settimana con minori tensioni. Il suo comportamento, sia a scuola che a casa, inizia gradualmente ad essere più controllato.
Dallo sfogo istintivo e pulsionale della sua rabbia, Marco inizia poi a porre in atto giochi in cui emerge il dualismo “buono-cattivo”: qui il bambino porta la sensazione di essere un bambino cattivo perché è arrabbiato con i suoi genitori. Si sente cattivo perché non riesce più a trattenere l’intensa rabbia che prova e a fare il “bravo bambino”. Attraverso il gioco, con pupazzi e marionette, insceniamo più volte situazioni in cui gli animali sono aggressivi perché sono arrabbiati ed essere arrabbiati non vuol dire essere cattivi, ma semplicemente ci possono essere delle ragioni che fanno arrabbiare.
Emerge gradualmente anche la profonda confusione di questo bambino che si è trovato a vivere una serie di cambiamenti repentini e inaspettati. Una confusione più che legittima e che spesso i bambini di genitori separati si trovano a vivere. Spesso i genitori pensano che il bambino sia troppo piccolo per capire e non provano nemmeno a spiegare ai figli cosa stia realmente succedendo, questo fa sì che il bambino, egocentrico e onnipotente di natura, tenda a sentirsi responsabile delle litigate dei genitori (che peraltro spesso vertono sull’argomento dei figli) e quindi anche responsabile della loro separazione. I sensi di colpa profondi che ne derivano sono devastanti per un bambino. Per questa ragione risulta sempre importante, per piccolo che sia il bambino, essere sinceri, raccontare la verità con parole e modi che possano essere compresi da un bambino.

Attraverso il gioco e i disegni abbiamo più volte affrontato con Marco la situazione, abbiamo cercato di fare ordine nelle sue idee confuse e questo gli ha permesso di acquisire anche una maggiore consapevolezza su ciò che provava e gradualmente ha imparato che si può chiedere il supporto di un adulto quando ci si trova in difficoltà, che si possono esprimere difficoltà e bisogni e non per questo si diventa “cattivi”.
La separazione è una situazione difficile per tutti, adulti e bambini. Proprio perché spesso i genitori fanno fatica a gestire la propria componente emotiva legata al fallimento relazionale, al fallimento dei propri ideali di famiglia; diventa importante che il bambino sia accompagnato verso una maggiore consapevolezza sia della situazione che dei propri sentimenti, in modo che non si creino cortocircuiti che rendono la situazione insostenibile per l’intera famiglia, già provata dalla situazione di difficoltà legata alla separazione.