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Consulenza Tecnica d’Ufficio in situazione di separazione


Durante la mia attività come Perito di Parte o come collaboratrice in casi di Consulenza Tecnica d’Ufficio ho incontrato molte e diverse situazioni che avevano in comune circostanze di difficoltà familiare legate a divorzi/separazioni.
In tali occasioni, quando la conflittualità è elevata e le parti, i genitori, non riescono ad accordarsi nei riguardi dei figli, spesso il Tribunale richiede una Consulenza a psichiatri o psicologi per avere maggiori informazioni sullo stato di benessere/ malessere del minore e sulle capacità genitoriali per riuscire a prendere una decisione che favorisca il più possibile il benessere del figlio/i.
Sono situazioni caratterizzate da elevata conflittualità e da dinamiche che finiscono per arrecare, anche involontariamente, un danno ai figli, che spesso vengono coinvolti e strumentalizzati nelle lotte intestine tra i genitori.
Spesso i figli finiscono per subire situazioni insostenibili in cui un genitore attacca l’altro o si vendica privando l’altro della relazione con il figlio o cercando di rendere difficile l’accesso del minore all’altro genitore.

Nello specifico mi è capitato di svolgere la funzione di Consulente di Parte per una giovane donna con una figlia di poco più di due anni.
La signora era stata mandata via di casa dal compagno dopo 3 anni di convivenza in seguito ad una lite eccessivamente accesa che aveva portato il compagno ad usare violenza sia psicologica che fisica sulla signora. In quella occasione, la figlia era stata strappata dalle mani della signora e per diversi giorni ha vissuto separata dalla madre a casa del padre.

Il Tribunale aveva richiesto una CTU per valutare lo stato psicologico della minore, le relazioni intercorrenti con entrambi i genitori, le capacità genitoriali e la capacità di ciascun genitore di lasciare libero accesso alla bambina all’altra figura genitoriale.

La signora è arrivata nel mio studio impaurita sia dalla situazione di CTU che implica una valutazione e quindi il disagio di dover essere sottoposti a giudizio, sia dalla paura per doversi trovare nuovamente a stretto contatto con un uomo violento da cui aveva subito percosse e minacce.
La signora era giovane, aveva perso il padre in tenera età e presentava una profonda insicurezza originaria che a livello relazionale si era rappresentata nel repentino legame con un uomo più vecchio da cui aveva avuto un figlio e da cui aveva subito una serie di azioni violente e poco rispettose per paura di essere lasciata e di rimanere da sola.

Spesso donne con storie di vita familiare problematiche alle spalle finiscono per legarsi a uomini poco rispettosi che si pongono in una posizione di superiorità e di sopruso verso donne sottomesse e dipendenti. La paura di rimanere sole e di non essere amate è più forte di qualsiasi altra istanza e spinge la donna tra le braccia di uomini inaffidabili. Lo scarso valore personale che deriva dalle relazioni primarie, scarsamente affettive ed accudenti, finisce per incidere sulla capacità di mettersi in relazione in modo simmetrico trovando partner non in grado di riconoscere il valore della donna, valore nel quale la donna stessa finisce per non credere.

La CTU è durata quasi un anno, proprio perché la situazione si è rivelata di estrema complessità e il compagno della signora, inizialmente, era riuscito a mostrare un così elevato controllo di sé da ingannare parzialmente la valutazione del CTU. Grazie al protrarsi della valutazione, però, la vera natura impulsiva, violenta ed aggressiva è venuta alla luce.
Il padre ha iniziato a manifestare rabbia ed aggressività anche in sede di CTU in quanto non riusciva a soddisfare i propri bisogni narcisistici relazionali: voleva con sé la bambina e tentava di riportare la giovane donna in una situazione relazionale di dipendenza e di sottomissione.

Parallelamente al processo di disvelamento della vera essenza del compagno, la signora ha potuto giovarsi del supporto psicologico: il fatto di sentirsi accolta, accompagnata e protetta nella difficile fase della consulenza ha permesso di diminuire la sua ansia relativa alla situazione di CTU. Inoltre è stato di fondamentale importanza potere lavorare sulle dinamiche che avevano spinto questa giovane e bella donna a legarsi con un uomo dominante, aggressivo e inaffidabile. La maggior consapevolezza ha portato anche all’acquisizione di un maggior livello di autostima e quindi al riconoscimento di un valore personale che meritava di essere valorizzato.

Dopo un periodo iniziale di totale dipendenza della signora dalla relazione con me, durante il quale si avvaleva della mia presenza e consulenza per ogni piccola difficoltà o ansia, la signora ha iniziato a divenire più autonoma, ad acquisire maggiore forza ed indipendenza dalla relazione con la sua consulente. Proprio come gli adolescenti, ha iniziato a sperimentarsi in una situazione protetta, sapendo di poter fare affidamento sulla sua consulente ogni qualvolta ne avesse sentito l’esigenza. A poco, a poco, ha iniziato a “camminare” con le sue gambe, tanto da attraversare una fase in cui ha rifiutato completamente il mio aiuto ponendosi in una posizione oppositiva.

Il fatto che, nonostante i suoi tentativi di rompere la nostra relazione, io le sia sempre stata al fianco, pronta a fornirle una parola di conforto e di comprensione, le ha permesso di credere e di sperimentare la positività delle relazioni “sane” in cui è possibile essere con ma anche differenziarsi da. Questo lavoro sulle sue dinamiche intrapsichiche e relazionali le ha permesso di accorgersi della natura patologica e disfunzionale con cui si poneva in relazione con l’ex compagno e quindi di essere abbastanza forte e determinata da non cedere ai ricatti morali e psicologici che lo stesso tentava di porre in essere per riavvicinare la signora a sé.
Il padre infatti cercava di intimorirla con minacce legate al fatto che se non fosse tornata a casa lui le avrebbe portato via la figlia, minacce supportate anche da una maggiore disponibilità economica dell’ex partner e da una visibilità sociale che per tanto tempo erano riuscite a mantenere la signora in una posizione di sottomissione.

Questo notevole lavoro psicologico su di lei, riconosciuto anche da parte del CTU, le ha permesso di uscire dalla difficile situazione di valutazione più consapevole e adulta, le ha permesso di non temere più il confronto con il suo ex compagno e di poter essere una buona madre per la propria bambina. Una madre attenta ed affettuosa, capace di amare perché lei per prima aveva imparato ad amare se stessa.

Nonostante la situazione di CTU non sia mai una situazione gradita ai periziandi, che si trovano in ansia ed apprensione per il fatto di dover essere giudicati e per la paura che da ciò possa dipendere la propria sorte e la sorte del proprio stare con il figlio, talvolta tale situazione può rivelarsi costruttiva nel momento in cui si viene supportati psicologicamente da un CTP capace ed esperto.
Il lavoro psicologico su di sé non può e non deve modificare la situazione fattuale, ma può rendere una persona più consapevole e capace di affrontare le proprie difficoltà e le problematiche che emergono dalla CTU.